Green Jobs, un mondo di opportunità dall’economia circolare

Le imprese italiane stanno esprimendo una crescente consapevolezza delle opportunità e dei rischi  legati alla questione ambientale: secondo le rilevazioni dell’Eurobarometro nel 2017, il 60% delle Pmi  italiane ha deciso di puntare sulla riduzione dei rifiuti attraverso processi di economia circolare. Un modo  nuovo di pensare all’attività d’impresa, in grado di  trasformare lo scarto in risorsa e di rispondere alla  domanda di futuro avanzata dalla “Generazione Gre-ta”. Secondo la Ellen Mc Arthur Foundation, presa a riferimento dallo studio, la transizione verso un’eco-nomia circolare in tutti i settori consentirà all’EU un  risparmio netto annuo fino a 640 miliardi di dollari  sul costo di approvvigionamento dei materiali per il sistema manifatturiero dei beni durevoli (circa il 20% del costo attualmente sostenuto).
Oggi dunque quello che può fare la differenza per  le imprese italiane sono le competenze “verdi”, sempre più richieste in maniera trasversale in ogni setto-re: nel 2018, 3,6 milioni posizioni di lavoro, il 78,8%  di tutti contratti programmati dalle aziende italiane per quell’anno, erano destinate a persone che potevano vantare competenze green. 
In Italia sono infatti ormai più di 3 milioni i “Green Jobs”, il 13,4% degli oc-cupati, con 432mila imprese che, negli ultimi 5 anni, hanno investito sulla green economy per superare la crisi (Fonte: Rapporto Greenitaly 2019). E il trend di  crescita non dà segno di voler rallentare, se si considera che nel 2019 sono stati stipulati quasi 522.000 contratti di assunzione relativi a nuovi green jobs, di cui il 46% a tempo indeterminato.
Non a caso, le 100 occupazioni segnalate nella nuova guida alle professioni più richieste in Italia, firmata da Tessa Gelisio e Marco Gisotti per Edizioni Ambiente,  sono per la maggior parte green jobs (70), qualificanti, ad alto potenziale occupazionale e di carriera, con ricadute in termini di innovazione e orientamento  alla sostenibilità, selezionate grazie alla banca dati  Excelsiordi Unioncamere e al rapporto Greenitaly della Fondazione Symbola. Secondo gli autori, oltre alle soft skill (saper lavorare in gruppo, risolvere problemi, gestire lo stress, avere intuito creativo, essere flessibili e dotati di spirito di adattamento...), la competenza più richiesta è quella dedicata al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale; anche le conoscenze delle lingue e le competenze digitali vengono dopo”.
Dalla guida, che vuole essere anche un manuale per gli studenti che devono scegliere il proprio percorso formativo, emerge la top ten delle professioni più “sicure”, quelle cioè che hanno il più alto disallineamento tra domanda delle imprese e offerta lavorativa: chimico verde; cuoco; data analyst/scientist; esperto del marketing ambientale; esperto di acquisti verdi; esperto in gestione dell’energia (Ege); esperto di  acquisti verdi; installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale; meccanico industriale; programmatore agricolo della filiera corta.
Il libro vede i contributi del Ministro dell’Ambiente  Sergio Costa, del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, del vice segretario generale UnionCamere Claudio Gagliardi, del Presidente Conai Giorgio Quagliuolo, dell’AD del gruppo LifeGate Enea Roveda.

tratto da: https://viveresostenibilelazio.files.wordpress.com/2020/03/vs_lazio-n.1_2020-febbraio-marzo-2020-1.pdf