Sementi bio: chiarire le norme per incentivarne la produzione



Il primo gennaio 2022 entrerà in vigore il nuovo Regolamento CE 848/2018 sull’agricoltura biologica che, oltre a normare le sementi bio, ne consiglierà fortemente l’uso, mirando, auspicabilmente, al superamento del sistema delle deroghe attuale che consente di utilizzare in agricoltura biologica anche seme non certificato bio. Un passo importante per il settore, che si sommerà a quanto prevede la nuova legge italiana sul bio, visto che le strategie europee mirano a raggiungere entro il 2030 il 25% dei terreni agricoli in agricoltura biologica. La volontà è chiara, tuttavia mostra criticità. Ombre che le Cooperative Agricole Braccianti di Ravenna – CAB, appoggiate da Legacoop Romagna, chiedono al governo di chiarire per poter continuare ad investire in colture che richiedono tecnologie e professionalità avanzate, che rappresentano un’opportunità per i produttori e che sono anche esportate in tutto il mondo (in particolare Nord Europa, Giappone, Corea del Sud e Cina).

“Il comparto sementiero è una nicchia per cui i presidi fitosanitari esistenti in commercio non sono sempre autorizzati e non esistono incentivi di mercato a svilupparne di nuovi. Per questo è necessario un impegno molto maggiore delle Istituzioni per un quadro normativo ad hoc per un loro utilizzo sostenibile e maggiori investimenti in ricerca pubblica”, ha dichiarato Stefano Patrizi, responsabile del settore agroalimentare di Legacoop Romagna.

“Anche in questo campo – ha sottolineato Massimo Bondi, direttore di Promosagri, cooperativa di servizi che associa le sette CAB ravennati – rimane incerta un equa valorizzazione delle produzioni, senza la quale qualsiasi discorso sulla sostenibilità è vano, mentre è fondamentale promuovere il seme di qualità certificato per contenere le fitopatie e mantenere alta la qualità delle produzioni sementiere”.

Le CAB nel cercare di raggiungere l’obiettivo del 25% delle superfici agricole coltivate a biologico, con uno sforzo importante dall’attuale 16%, si dichiarano disponibili ad investire nella produzione di sementi bio, soprattutto se vi sarà la volontà politica di superare problematiche tecniche, come nel caso del divieto assoluto di coltivazione di colture parallele, che spesso frenano lo sviluppo del bio in contrasto con gli indirizzi generali.

Ad oggi le CAB dedicano a sementi il 45% dei loro terreni. Si tratta di 5.296 ettari, di cui 2.825 ettari a grano tenero, duro e orzo, 1.386 ettari di erba medica e loietto, 400 ettari a oleaginose, 255 ettari a orticole e vivai orticole, 245 ettari a coriandolo e 185 ettari a bietola (dati 2020).

Le sementi sono perlopiù coltivate secondo i disciplinari per la produzione integrata, sebbene comincino a crescere anche i terreni dedicati alle sementi bio, anche sulla scia di indirizzi politici che virano in questa direzione.

Fonte: Ufficio stampa Legacoop Romagna – Ufficio stampa Promosagri