Gelo: un mare di guai, ma le colture in serra si chiamano fuori

Le ondate di gelo improvvise che hanno attraversato in questi giorni il Centro e Nord del Paese, non hanno risparmiato il settore della IV Gamma, soprattutto nella Bassa Lombarda (in particolare nel Mantovano), in Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte; e dalle regioni arrivano le richieste al ministro Patuanelli per una convocazione d’urgenza del Tavolo Nazionale sull’Ortofrutta.

Messe letteralmente in croce, con cali delle temperature improvvisi che hanno superato anche i 20 gradi in picchiata (si pensi al passaggio dai +28 gradi del 6 aprile in Emilia confrontato con i – 4 della notte tra il 7 e l’8), tutte le colture a campo aperto dedite soprattutto alla produzione di ortaggi a foglia, fagiolini, asparagi e orticole in generale. Irrilevanti, per contro, i danni per le colture in serra.
“Le produzioni in serra, che rappresentano la maggior parte delle produzioni di IV Gamma della nostra regione – spiega Ambrogio De Ponti, presidente dell’AOP UnoLombardia -, si sono salvate, anche perché nelle colture protette è più facile produrre in presenza di climi esterni freddi che in presenza del caldo. Per paradosso, nel nostro caso, è stato più controproducente il caldo eccessivo dei giorni scorsi che ha creato un problema di sovrapproduzione a fronte di un andamento dei consumi ancora non del tutto rientrato dalla nebulosa Covid. Abbiamo inoltre notato che non sono pochi i punti vendita della GDO della regione che, per carenza di manodopera contagiata dal Covid o in quarantena obbligatoria, hanno dovuto rivolgersi alle cooperative per rimediare addetti agli scaffali improvvisati che, a causa della loro poca esperienza nella rotazione dei prodotti esposti, hanno portato alcuni negozi a ridurre l’offerta esposta di IV Gamma privilegiando le più alto vendenti che, non a caso, nelle ultime settimane, hanno recuperato quote di mercato, secondo i dati Nielsen”.
Secondo CIA-Agricoltori Italiani, nella notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 aprile, il freddo è stato particolarmente mordace, soprattutto nel Centro-Nord del Paese con temperature che in alcuni casi, come in Toscana, dove all’ottava notte di gelo si sono raggiunti i -7, hanno stroncato (letteralmente) interi ettari di orticole ma anche frutteti e piantagioni di mais.
In Emilia-Romagna, invece, non è andata meglio con temperature arrivate a -4° che hanno falcidiato tutte le colture degli ortaggi a foglia destinati al canale del fresco e del freschissimo.
“Ingenti i danni – denuncia la CIA – che si preannunciano di milioni di euro con un abbattimento dei raccolti che va dal 50 al 75%. Un colpo terribile per le aziende agricole già in crisi”. CIA sta incalzando le istituzioni affinché si intervenga subito per sviluppare migliori strumenti di gestione del rischio e incentivare sistemi tecnologici di protezione delle colture. Intanto l’Emilia-Romagna, ha attivato già da ieri (giovedì 8 aprile) la piattaforma online della Regione per la ricognizione dei danni delle imprese agricole (indirizzo:https://questionari.regione.emilia-romagna.it/643362?lang=it) e l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, ha sollecitato il governo a rendere disponibili i 20 milioni euro stanziati tramite il decreto legislativo 102 per le gelate 2020, accelerando i tempi di erogazione; e i 70 milioni inseriti nella legge di stabilità per emergenze e calamità 2019-20. “Chiederemo – ha dichiarato Mammi – la deroga sul decreto 102. Nel frattempo, abbiamo chiuso il bando da 4,2 milioni per l’acquisto di attrezzature per prevenire o limitare gli effetti sulle coltivazioni mentre altri 4 milioni di euro arriveranno dai bandi dedicati ai sistemi anti-brina previsti nel PSR 2021-2022. Ho chiesto personalmente in queste ore al ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, di convocare il Tavolo Nazionale dell’Ortofrutta, per lavorare subito sul miglioramento delle condizioni assicurative e incentivare le aziende ad assicurarsi. Inoltre, bisogna che il ministero ci aiuti a trovare soluzioni sul tema del costo del lavoro che andrebbe ridotto fortemente nei territori che da tempo subiscono danni enormi derivanti da fitopatie e cambiamenti climatici, come già accade in alcune parti del Paese. È indispensabile utilizzare le risorse del Recovery Fund per il comparto ortofrutticolo in generale, dalla logistica all’innovazione per le aziende, con sistemi di protezione anche dalle gelate”.
A causa del freddo gli spinaci, coltivati a campo aperto, che sono colture che resistono alle basse temperature, hanno rallentato il loro ciclo produttivo di una settimana con conseguenti ralletamenti nelle forniture.
“Ma la vera botta per chi lavora nel settore del fresco qui in Romagna – spiega Matteo Abbondanza dell’omonima azienda agricola conferitrice ad Orogel di ortaggi – è arrivata sulle primizie come, ad esempio, i fagiolini, o anche le verdure a foglia, come le insalate, nella zona di Rimini. Prodotti che, pur essendo stati coperti con il cosiddetto ‘tessuto non tessuto’, hanno subìto un forte stress da freddo con perdite produttive anche della metà e spinta al rialzo dei prezzi del 30% circa”.
L’Ufficio Studi del Centro Agroalimentare Roma (CAR) ha fatto il conto dei danni emersi nel proprio territorio, rilevando che molte produzioni, anche se vicine al mare, sono state gravemente danneggiate dalla tramontana notturna. I trapianti in campo aperto sono stati quelli che hanno subìto i maggiori disagi. Nel Viterbese si è arrestata la campagna degli asparagi, proprio in questi giorni soltanto agli inizi. Danni anche alle fragole che, in questo periodo, sono pronte per essere raccolte. In questo territorio, l’utilizzo del ‘tessuto non tessuto’ e di sistemi frangivento, sono stati di supporto solo parzialmente.