Pesticidi: la Corte di giustizia Ue dà torto all’Efsa. Occorre trasparenza sulle opinioni degli esperti esterni. Accolto il ricorso di Pesticide Action Network Europe e ClientEarth

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) non può opporre il segreto, adducendo il diritto alla privacy, ai soggetti che  chiedono di conoscere i nomi degli esperti esterni coinvolti  in un procedimento di valutazione scientifica della stessa Efsa e quali sono le osservazioni da questi formulate. La Corte di Giustizia europea ha ribaltato la decisione del Tribunale dell’Unione europea, dando ragione all’ong Pesticide Action Network Europe (PAN Europe) e a ClientEarth (lo studio legale degli ambientalisti), che sostenevano il diritto di conoscere i nomi degli esperti esterni che avevano partecipato, nel 2010, alla formulazione del parere dell’Efsa su una proposta di regolamento della Commissione Ue in materia di pesticidi. Le osservazioni degli esterni avevano portato a modificare la bozza di parere preparata dagli esperti dell’Efsa, che, in un primo momento, si era rifiutata anche di divulgare il testo delle osservazioni. Una volta rivista la decisione, Efsa si era comunque opposta a indicare i nomi degli esperti esterni che avevano formulato le varie osservazioni. I ricorrenti  sottolineano che nozioni di “dati personali” e “dati relativi alla vita privata” non devono essere confuse e che le informazioni richieste non rientrano nella sfera della vita privata degli esperti. Inoltre, PAN Europe e ClientEarth  sostengono che la divulgazione dell’informazione era “necessaria per garantire la trasparenza del processo di adozione di un atto destinato ad avere ripercussioni sulle attività di operatori economici, segnatamente, per valutare in che modo ciascuno degli esperti intervenuti in tale processo avesse potuto, con il proprio parere scientifico, influire sul contenuto di tale atto”. Questa necessità di trasparenza, secondo i ricorrenti, derivava anche dall’esistenza di “un clima di sfiducia nei confronti dell’Efsa, spesso accusata di parzialità per via del suo ricorso a esperti collegati da interessi personali con gli ambienti industriali, nonché sulla necessità di garantire la trasparenza del processo decisionale di tale autorità”. La Corte di Giustizia europea ha dato loro ragione, affermando che “ottenere l’informazione controversa risultava necessario per consentire di verificare in concreto l’imparzialità di ciascun esperto nell’adempimento della sua missione scientifica a servizio dell’Efsa”.