Pesticidi 'miccia' del diabete: sale del 60% il rischio di contrarre la malattia

Lo rivela uno studio presentato  al congresso europeo di diabetologia, in corso a Stoccolma. Nelle future mamme quadruplicano i pericoli della forma gestazionale. Gli autori: "Risultati devono essere interpretati con cautela". L'esperto:"Difficile stabilire nesso causa-effetto"

STOCCOLMA -  Sostanze ad alto impatto sulla salute, potenzialmente cancerogene e in grado di alterare il sistema endocrino e quello riproduttivo. Sostanze inquinanti, come benzene o idrocarburi, pesticidi o alcuni tipi di plastiche. Sono i cosiddetti interferenti endocrini, rischiosi perché - come dice il nome - riescono ad interferire con i nostri meccanismi ormonali modificandoli.  Adesso, come se non bastasse, arriva uno studio britannico appena presentato al congresso in corso a Stoccolma della società europea per lo studio del diabete, l'Easd, che dimostra come alcune classi di pesticidi aumentino di oltre il 60 per cento il rischio di ammalarsi di diabete.

Lo studio. Secondo lo studio, una meta analisi di 21 lavori differenti operata da studiosi dell'Imperial College di Londra e dell'università greca di Ioannina, l'esposizione ai pesticidi è in associazione con un aumentato rischio di sviluppare il diabete del 61 per cento, e ogni pesticida - o meglio ogni classe di fitofarmaci - varierebbe la percentuale di rischio di malattia. Questo tassello aggiungerebbe un pizzico di conoscenza in più nei confronti di una malattia - il diabete appunto - che è diventata incontrollabile e rischia di diventare quella che scardinerà, con i suoi costi in aumento vertiginoso, i sistemi sanitari di mezzo mondo. La genesi del diabete infatti non è così chiara ed è una patologia che sempre più mostra quanto la sua genesi sia a metà tra i fattori ambientali e genetici. Adesso l'evidenza mostra come anche i contaminanti ambientali, i pesticidi in particolare modo, abbiano un ruolo importante.


L'esperto: "Difficile stabilire nesso causa-effetto". "Finora sapevamo che gli inquinanti ambientali riescono ad interferire sia con la tiroide che con ovaie e testicoli - premette Andrea Lenzi, presidente della società italiana di Endocrinologia e uno dei massimi esperti italiani di interferenti endocrini - e negli ultimi anni sono stati condotti molti studi, per lo più sperimentali, sul rischio di sviluppare il diabete. Sull'uomo sono di tipo osservazionale, come quello presentato a Stoccolma, ed è difficile stabilire un nesso di causa-effetto. Diciamo che questo studio, pur avendo analizzato un numero elevatissimo di soggetti, ha però tutti i limiti dello studio puramente osservazionale e che quindi non tiene conto degli aggiustamenti del campione per età, rischio familiare, predisposizione genetica, obesità. Premettendo questo, non vuol dire che non sia possibile ipotizzare che pesticidi e composti chimici usati in agricoltura e nell'industria possano alterare alcune vie coinvolte nel metabolismo glucidico con vari meccanismi. Potrebbero per esempio aumentare la produzione di radicali liberi e quindi l'infiammazione, che è alla base di molte patologie croniche come diabete, Parkinson, Alzheimer o cancro. Potrebbero anche legarsi a recettori ormonali, determinando aumento del rischio di diabete e nefropatia diabetica. Oppure, potrebbero agire attraverso modifiche del microbiota intestinale. A questo punto è necessario disegnare con urgenza studi longitudinali e prospettici per valutare i reali effetti di queste molecole".
I dati. Veniamo ai numeri. Lo studio ha esaminato 21 differenti lavori che avevano analizzato 66.714 persone. L'esposizione ai pesticidi è stata analizzata in quasi tutti i casi rilevandone la presenza nelle urine e nel sangue dei soggetti esaminati, uno dei metodi più affidabili. Riscontrando, appunto, un rischio aumentato del 61 per cento, che saliva al 64 nei dodici studi che analizzavano soltanto i pazienti con diabete di tipo 2, il più diffuso in assoluto (i malati di diabete 1 sono circa il dieci per cento sul totale). I pesticidi analizzati sono considerati inquinanti organici persistenti (POC, persistent organic pollutants) perché non si biodegradano e dunque si accumulano nell'ambiente. Sono banditi in molti paesi ma ancora utilizzati in altri. L'esposizione ai POC dunque è legata anche alla circolazione di alimenti coltivati in paesi dove alcuni di questi pesticidi vengono ancora usati e solo bandendoli a livello mondiale si garantirebbe la riduzione del rischio. Tra questi Ddt, Dde, chlordane, oxylchlordane, heptacloro e Hcb.
A rischio le donne in gravidanza. Secondo gli autori dello studio i risultati devono essere interpretati con cautela, sebbene ovviamente percentuali così alte non possano essere dovute a casualità. Per questo stanno già predisponendo dati aggiuntivi anche sull'effetto dei pesticidi su patologie neurologiche e alcuni tipi di cancro. Del resto, in un altro studio greco (Leda Chatzi, università di Creta), sempre presentato a Stoccolma, si è dimostrato come l'esposizione nei primi stadi di gravidanza ai POC quadruplichi il rischio di diabete gestazione, in aumento in molti paesi del mondo. Adesso l'attenzione degli studiosi si concentrerà sul meccanismo biologico che si è messo in moto in entrambi gli studi. E magari nel disegnare studi che provino il rapporto causale.


tratto da: http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2015/09/16/news/pesticidi_miccia_del_diabete_sale_del_60_il_rischio_di_contrarre_la_malattia-122986117/