Il denaro non dorme e il tempo per piangere è poco

di Matteo Saudino*
La drammatica vicenda dell’uomo Sergio Marchionne offre, a mio avviso, alcuni interessanti spunti di riflessione.
1. Il capitalismo si conferma cinico e spietato nella sua essenza e struttura più intima. Di fronte alla malattia e allo aggravarsi della salute dell’amministratore delegato in carica, i vertici Fca hanno riunito di sabato un consiglio di amministrazione straordinario per nominare tempestivamente i nuovi manager del gruppo, in modo da rassicurare i mercati e le borse internazionali lunedì mattina, giorno di riapertura degli affari.
Il profitto e il denaro non possono fermarsi di fronte a nulla, dolore e morte compresi. Anche Marchionne ne sarebbe fiero, il denaro non dorme e il tempo per piangere è poco, bisogna immediatamente girare pagina e proiettarsi verso nuove sfide.
2. La morte rende tutti più belli, buoni e intelligenti, dagli sportivi agli artisti, dagli imprenditori ai politici. I difetti svaniscono e i pregi risplendono. Solo i poveracci, i marginali, gli operai, i lavoratori, gli zingari e i migranti rimangono brutti, sporchi e cattivi sempre e comunque.
di Matteo Saudino*
La drammatica vicenda dell’uomo Sergio Marchionne offre, a mio avviso, alcuni interessanti spunti di riflessione.
1. Il capitalismo si conferma cinico e spietato nella sua essenza e struttura più intima. Di fronte alla malattia e allo aggravarsi della salute dell’amministratore delegato in carica, i vertici Fca hanno riunito di sabato un consiglio di amministrazione straordinario per nominare tempestivamente i nuovi manager del gruppo, in modo da rassicurare i mercati e le borse internazionali lunedì mattina, giorno di riapertura degli affari.
Il profitto e il denaro non possono fermarsi di fronte a nulla, dolore e morte compresi. Anche Marchionne ne sarebbe fiero, il denaro non dorme e il tempo per piangere è poco, bisogna immediatamente girare pagina e proiettarsi verso nuove sfide.
2. La morte rende tutti più belli, buoni e intelligenti, dagli sportivi agli artisti, dagli imprenditori ai politici. I difetti svaniscono e i pregi risplendono. Solo i poveracci, i marginali, gli operai, i lavoratori, gli zingari e i migranti rimangono brutti, sporchi e cattivi sempre e comunque. Fedeli a tale post-verità, quasi tutti i mezzi di informazione, i giornalisti e gli opinionisti di grido hanno iniziato a tessere gli elogi senza se e senza ma di Sergio Marchionne, vero e proprio eroe dei due mondi dell’economia e dell’ingegno italico. L’apologia e l’agiografia sono le due modalità di lettura più in voga della figura e dello operato pubblico dell’uomo con il pullover. Nelle post democrazie il giornalismo main stream è sempre più un menestrello di corte, un servo che dona servigi senza quasi che il Signore glieli debba chiedere. E ciò non è dovuto solo ai rapporti di proprietà dei mezzi di informazione (tutti in mano al grande capitale), ma anche alla prevalenza del mediocre Don Abbondio che vi è oggi nell’intellettualità nostrana.

3Non vi è narrazione del reale e del presente alternativaal racconto ideologico portato avanti, con forza e persuasione, dalla classe borghese dominante. E così la frase “Marchionne ha rilanciato Fiat, creando FCA e moltiplicando i profitti” annulla ogni altra lettura degli eventi. I pilastri teorici e pratici del Marchionnismo erano: salari bassi, licenziamenti, aumento dell’orario di lavoro, delocalizzione e fiscalizzazione all’estero. La genialità consisteva nel massimizzare l’estrazione del plusvalore, aumentando lo sfruttamento del lavoro e rompendo il legame con la comunità di origine, in ossequio al più spietato dogma liberista e allo spirito padronale ottocentesco.
In questo Sergio Marchionne è stato un vero e proprio alfiere della globalizzazione: l’ingegnere italo-canadese ha capito che nella competizione mondiale non si fanno prigionieri, pertanto è indispensabile ridurre il lavoro ad una docile merce governabile dalle esigenze del capitale. La democrazia sociale, i sindacati, i diritti dei lavoratori rappresentano un ostacolo sulla strada del profitto e per questo vanno combattuti e ridotti, a costo di mandare sul lastrico la vita di migliaia di uomini, donne e famiglie. Il profilo, si sa, non va a passeggio con i sentimentalismi. Il capitalismo globale va oltre i legami umani e gli ostacoli che possono creare.
Marchionne ha promosso un’idea di società, di sviluppo e di economia in cui la dignità del lavoro è stata quotidianamente calpestata. In questo è stato certamente un’eccellenza.
Per questo motivo, oggi, dobbiamo scegliere il silenzio e il rispetto. Perché noi non siamo come lui, perché chi lotta per una società di uomini liberi ed eguali sa che la dignità di un essere umano non può mai venir meno.
*Insegnante di filosofia a Torino

tratto da: https://comune-info.net/2018/07/il-denaro-non-dorme-e-il-tempo-per-piangere-e-poco-marchionne/