Pesticidi nel 75% del miele mondiale



“What this shows is the magnitude of the contamination
Edward Mitchell, University of Neuchatel, Svizzera

È uno studio appena pubblicato su Science ed eseguito da un gruppo di scienziati dell’Università di Neuchatel in Svizzera guidato da Edward Mitchell, biologo. Le conclusioni sono inquietanti: i tre quarti del miele prodotto in tutto il mondo contiene tracce di pesticidi, ben pochi sono gli angoli del pianeta esenti da questo tipo di inquinamento.
Mitchell e i suoi colleghi hanno analizzato duecento campioni di miele alla ricerca di pestidici, quelli più comuni sono chiamati neo-nicotinoidi e contengono composti chimici simili alla nicotina. Chi li ha inventati? La Shell, ditta petrolifera, negli anni Ottanta, poi seguiti dalla Bayer. Fra queste sostanze c’è la cosiddetta Imidacloprid che in questo momento è l’insetticida più usato del mondo.



Già a partire dalla fine degli anni Novanta si puntò il dito contro questi neo-nicotinoidi per i loro impatti ambientali. Si collegò subito l’uso di questi insetticidi al Colony collapse disorder(Ccd), cioè la moria di api, e alla perdita successiva di animali più grandi, come per esempio gli uccelli, a causa della riduzione degli insetti che rappresentavano il loro cibo.
In Europa in questo momento esiste un divieto parziale contro alcuni di questi neo-nicotinoidi, dal 2013.
In questo studio Mitchell trova che: nel Nord America, l’86 per cento dei campioni è inquinato dai neo-nicotoidi; in Asia, l’80 per cento; in Europa il 79 per cento; in Africa il 73 per cento; in Australia il 71 per cento; in Sud America il 57 per cento. Di questi campioni la maggior parte conteneva almeno due i più neo-nicotoidi e il 10 percento dei campioni aveva quattro tipi diversi di inquinanti.



Che effetti ha questa roba sulla salute umana? Forse non più di quanto possa causare una mela contaminata da quattro tipi di pesticidi diversi. Ma il problema è molto più grave per le api stesse, perché le api usano il miele per cibarsi durante i periodi invernali senza fiori.
Circa un terzo dei campioni, cioè quasi tutti quelli contaminati da pesticidi, avevano concentrazioni di neo-nicotoidi dannosi
 alle api.
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Il consumo di neo-nicotoidi porta a problemi di apprendimento e di memoria nelle api, che fa si che si confondano quando cercano cibo e si organizzano tutte assieme per andare verso zone con cibo abbondante. Oltre ai problemi nella ricerca di cibo, e anche se le concentrazioni di pesticidi non sono letali, l’esposizione ai neo-nicotoidi porta a danni alla crescita delle api, al sistema immunitario, al sistema neurologico, riproduttivo e respiratorio. La regina può ammalarsi e non sopravvivere e questo a volte porta al collasso dell’intera colonia di api.
È tutto esagerato? Beh, non proprio. Nel 2014, uno studio a livello mondiale di neo-nicotinoidi concluse che l’uso di questi pesticidi stava avendo gravi impatti sulla produzione di cibo. La conclusione fu che “the consequences are far reaching and cannot be ignored any longer“.
Senza api non c’è l’impollinazione. Senza impollinazione non c’è l’agricoltura cosi come la conosciamo
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* Fisica e docente all’Università statale della California, cura diversi blog (come questo). Consapevole dell’importanza dell’informazione indipendente, Maria Rita ha autorizzato con piacere Comune a pubblicare i suoi articoli