Torna in auge il vecchio carrubo: una pianta mediterranea che vanta ben più di sette vite

 Si dice che il gatto abbia sette vite, ma sarà vero? Vero è invece che il carrubo (Ceratonia siliqua L.) non è soltanto una pianta tipicamente mediterranea, che con i suoi frutti era un importante componente della Dieta di questo territorio, ma ha più di sette vite, l’ultima delle quali è quella di alimento funzionale (nutraceutico). Il carrubo, infatti, è un albero sempre verde della famiglia delle Fabacee, il suo frutto è la carruba, di forma simile al baccello del fagiolo. Spontanea nel bacino del Mediterraneo, è una pianta rustica, poco esigente, che cresce bene in terreni aridi e poveri, anche con molto calcare, non resiste alle gelate, ma sopporta bene i climi caldi e sta suscitando grande interesse come coltivazione di fronte alle prospettive di cambiamento climatico.

In Italia è presente allo stato spontaneo solamente al sud, è naturalizzata in Toscana e più raramente si trova a nord di questa regione. Il carrubo, con rese produttive variabili a seconda delle cultivar, i suoli, i climi e le pratiche agronomiche, è considerato una componente naturale della biodiversità e vantaggioso per l’agricoltura locale, poiché è resistente alla siccità e alle temperature elevate. La produzione mondiale annua dei suoi frutti è di oltre 315 mila tonnellate. Questa pianta ha avuto molti usi, tra quelli non alimentari vi è l’impiego in falegnameria del suo legno, che grazie alla sua durezza e resistenza si e rivelato particolarmente adatto alla fabbricazione di utensili e macchinari soggetti a usura. I suoi semi sono stati usati come unità di peso (da qui il carato, unità di misura nella gioielleria) e per la fabbricazione di monili e corone di rosario.

Carrube, baccelli e farina, su tavolo di legno
I prodotti della carruba sono la farina, la polvere e lo sciroppo, in tutti i casi è necessario separare il baccello dai semi, con proprietà addensanti

In passato l’albero di carrubo è stato importante per l’alimentazione sia animale che umana, soprattutto nei periodi di miseria o di fame, come durante la Seconda Guerra Mondiale, quando in Italia si usava soprattutto come surrogato del cacao. Molti sono stati, e in parte rimangono, gli usi in alimentazione umana: i prodotti primari di carruba sono la farina, la polvere e lo sciroppo, che richiedono la separazione dei semi dal baccello. I semi polverizzati sono usati per produrre un’addensante detto locust bean gum, perché si ritiene che le locuste mangiate da Giovanni Battista nel deserto fossero in realtà baccelli di carrubo. Questo additivo alimentare, indicato in UE con la sigla E 410, è disponibile anche come sciroppo. Le sue funzioni principali sono quelle di addensante, emulsionante, stabilizzante e gelificante ed è utilizzato in pasticceria, in gelateria, nell’industria pastaria e conserviera. Con il baccello si produce invece una farina ultra sottile dal gusto dolce che ricorda il cacao. Ha inoltre numerose proprietà ed effetti benefici, tra questi il contenuto di polifenoli antiossidanti, l’impiego come antidiarroico e come stimolatore della peristalsi intestinale. ...

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