Green Generation: una Stella in Africa


L’entusiasmo e la generosità dei giovani
spesso li porta lontano, per mettersi alla
prova, ma anche per fare la differenza.
È certamente il caso di Stella Beghini:
25 anni, veronese, in tasca una laurea in
scienze politiche a Milano e un master a
Edimburgo, dal giugno 2015 si trova nello
Swaziland con COSPE (Cooperazione per
lo Sviluppo dei Paesi Emergenti), onlus
fiorentina nata nel 1983 e attiva in 30 Paesi
del mondo con 150 progetti. Lì si occupa
di un progettosu agricoltura ed ecoturismo
nel Lubombo, una regioneal confine
con il Sudafrica e il Mozambico.
Esplorando il mondo
Stella ha respirato in casa fin da bambina
l’attenzione per l’alimentazione, per
l’ambiente, per l’altro e le loro interazioni,
nascendo all’interno di una famiglia che
l’ha sempre portata a riflettere sul cibo
e sulla sua provenienza: “L’attenzione
alla buona alimentazione e alle origini
di quello che portiamo sulla tavola c’è
sempre stata nella mia famiglia. Si è anche
sempre rinnovata, sperimentando nuove
modalità di acquisto con i GAS locali e
conoscendo sempre più realtà del nostro
territorio, giovani e meno giovani. A casa
abbiamo anche un orto che condividiamo
con un’altra persona e che per tutto l’anno
porta valore aggiunto alla nostra tavola.
Siamo anche impegnati nella coltivazione
di viti ed ulivi: questi ultimi ci danno ogni
danno una quantità di olio sufficiente
per il consumo domestico”. Stella cresce
quindi in un ambiente stimolante che la
porta, negli anni, ad avere le idee sempre
più chiare su ciò che desidera approfondire,
su quei meccanismi che cercherà via
via di indagare attraverso un impegno
diretto che non si limiterà al solo studio,
ma che la porterà in viaggio in Italia, inEuropa, fino a raggiungere l’Africa. 

Dopo aver conseguito il diploma, Stella si trasferisce
a Milano, dove si laurea in scienze
politiche. Subito dopo avverte la necessità
di approfondire le dinamiche tra ambiente
e società e vola a Edimburgo per frequentare
un master in Ambiente e Sviluppo.
“Ho deciso poi di approfondire in particolare
il tema della sovranità alimentare e le
politiche della cosiddette “modernizzazione”
dell’agricoltura in Etiopia e l’impatto,
anche culturale, sui piccoli contadini”
spiega. “Ho poi continuato su questa strada
con uno stage di sei mesi presso l’ong
rumena “Ecoruralis” che si occupa di sovranità
alimentare e accesso alla terra in
Romania e che fa parte della rete europea
della Via Campesina”.

L’incontro con COSPE
Queste esperienze importanti e significative spianano la strada al suo
trasferimento nello Swaziland, nel giugno
dello scorso anno, in seguito all’incontro
con COSPE. “Sono arrivata a COSPE per
una sintonia di visioni sulle tematiche
ambientali e sociali” racconta Stella.
“Venire nello Swaziland mi è sembrata
una bella opportunità per approfondire
sul campo le dinamiche tra conservazione,
comunità rurali e agricoltura. Negli ultimi
anni COSPE in quest’ambito ha condotto
un processo di mappatura partecipata
del territorio che permette alle comunità
di esprimere valutazioni critiche sulla
gestione ambientale e sociale dell’area
(come le foreste, l’area per il pascolo, la
gestione dell’acqua). La fase successiva
è proporre una gestione più integrata e
sostenibile tra conservazione, agricoltura
e nuove opportunità”. Nello Swaziland
Stella segue principalmente questa parte,
lavorando anche con le guide locali per
sviluppare una rete di sentieri nell’altopiano.
Si occupa anche di seguire la parte
di documentazione delle buone pratiche
in agroecologia, e scrive sul blog
http://terredelcibo.cospe.org/ 
per raccontare le
storie dei vari gruppi di agricoltori e testimoniare
i cambiamenti dovuti alle attività
di formazione e assistenza che il progetto sta fornendo.
L’esperienza in Africa permette a Stella
di affrontare dal di dentro tematiche come
la sovranità alimentare, il diritto dei popoli,
delle comunità e dei Paesi di definire
le proprie politiche agricole, del cibo e
della terra che siano appropriate sul piano
ecologico, sociale, economico e culturale
alla loro realtà, particolarmente rilevanti
per un continente da sempre alle prese
con gravissimi problemi di distribuzione del cibo e delle risorse.
“La mia piccola esperienza mi ha portato
a riflettere sulla situazione dei diversi
Paesi in cui ho vissuto. In Swaziland il
tessuto contadino, base della sovranità
alimentare, sta affrontando sicuramente
molte sfide. Quella climatica, con una siccità
che si è abbattuta per due anni consecutivi
sulla regione, sta pesando su tutte le
famiglie, in particolare su quelle più povere
che vivono solo dei prodotti della terra.
La cultura rurale si basa sull’iterazione tra
agricoltura e pastorizia, integrata dalla
raccolta di piante selvatiche. Tutto questo
bagaglio si sta perdendo progressivamente
per vari motivi, dalla forte pressione su
un territorio con risorse limitate e da una
spinta a produrre sempre più in modo uniforme
senza prendere in considerazione la
biodiversità locale”. Sugli OGM, talvolta
ventilati come la soluzione al problema
della fame del mondo, Stella ha le idee
piuttosto chiare: “Nell’adozione delle culture
OGM non vedo alcuna soluzione per
assicurare una sicurezza alimentare globale.
Oltre alle criticità che portano (come
lo sviluppo di insetti e piante infestanti
resistenti, l’aumento del ricorso alle sostanze
chimiche di sintesi per citare solo
un paio), le dinamiche sociali di dipendenza
non aiuterebbero ad affrontare le sfide
reali dei contadini. Intervenire anche sulla
chiave politica e studiare un uso più equo
ed efficiente delle risorse come acqua,
terra e biodiversità farebbe una grossa
differenza, ma gli interessi in gioco sono
molti alti. Rafforzare reti locali e globali
ed espandere modelli che funzionano,
nei campi africani come negli orti urbani
europei, deve essere parte fondamentale del nostro impegno”.

tratto da: NaturaSi magazines n. 7 - Maggio/Giugno 2016