Agroecologia

L’agroecologia è un paradigma emergente in grado di soddisfare tutti i criteri di sostenibilità dei sistemi agroalimentari (ambientale, economica e sociale) e si pone in alternativa all’agricoltura industriale, che in questo ha largamente fallito. L’agroecologia è al contempo una disciplina scientifica, un insieme di pratiche eco-compatibili di gestione agricola, e un’aggregazione di movimenti della società che promuovono azioni per la sostenibilità globale, la conservazione dell’ambiente, la salute umana e la sovranità alimentare. Come scienza, l’agroecologia studia le interazioni ecologiche tra diversi organismi al fine di disegnare sistemi produttivi agricoli che si autoregolino e che prevedano il minimo ricorso possibile ad input esterni (concimi, prodotti fitosanitari, medicinali veterinari, ecc.). Come pratica, l’agroecologia promuove sistemi agricoli diversificati basati su un uso consapevole della biodiversità e sui servizi ecosistemici ad essa associati (ad es. il controllo biologico dei parassiti). Come movimento, l’agroecologia sostiene l’agricoltura familiare, le filiere corte, l’uso delle risorse locali, lo scambio di conoscenze tra operatori, cittadini e scienziati, una giusta remunerazione per gli agricoltori e gli allevatori e la riconnessione tra città e campagna. Questo articolo presenta lo sviluppo recente dell’agroecologia a diverse scale (locale, nazionale e internazionale) e alcuni esempi tratti dalla letteratura scientifica che dimostrano come l’agroecologia e l’agricoltura biologica – il modello produttivo più noto tra quelli della galassia agroecologica - possano contribuire significativamente alla salvaguardia dell’ambiente e della salute senza pregiudicare la qualità delle produzioni agrarie, contrariamente a quanto sostenuto da parte dell’accademia. Parole chiave: agroecologia, biodiversità funzionale, sostenibilità. 

L’Agroecologia: per la produzione di cibo nel rispetto dell’ambiente e della salute

Al giorno d’oggi l’agricoltura deve affrontare tre grandi sfide: il cambiamento climatico, la disponibilità di energia e l’insicurezza economica globale. L’agricoltura è al contempo causa e vittima dei cambiamenti climatici e le scienze agrarie sono chiamate a trovare soluzioni tecniche che mitighino gli effetti del cambiamento climatico e si adattino ad esso. Le energie fossili si stanno esaurendo; dato che la produzione di biocarburanti non sembra essere una soluzione sostenibile ovunque, l’approccio migliore al problema è di ridurre l’uso dell’energia e aumentare la sua efficienza nei sistemi agricoli. Questo obiettivo può essere raggiunto sostituendo gli input di origine esterna (ad es. fertilizzanti e pesticidi) con risorse locali rinnovabili offerte dalla biodiversità a livello genetico, di specie e di habitat. Analogamente agli eventi climatici estremi, le fluttuazioni dei prezzi delle derrate agricole più importanti (commodities) si stanno accentuando, creando condizioni di difficoltà per gli agricoltori e i consumatori di larga parte del mondo, aggravate dalla perdurante crisi economica globale. Tutto questo è la conseguenza più o meno diretta del paradigma dominante in agricoltura, noto come “agricoltura industriale”, che ha l’obiettivo di massimizzare la produzione facendo largo uso di input e di energia fossile in aziende sempre più grandi che producono per il mercato globale, creando spesso gravi problemi ambientali e socio-economici e dimostrando, quindi, di essere insostenibile. E’ pertanto urgente cambiare radicalmente paradigma, a livello sia delle modalità di produzione agraria sia dei sistemi di distribuzione, commercializzazione e consumo degli alimenti. L’agroecologia sta emergendo come un nuovo paradigma in grado di soddisfare tutti i requisiti di sostenibilità e ricondurre la produzione di cibo in linea con il rispetto dell’ambiente, della salute e dei diritti degli agricoltori e dei consumatori. Semplificando, si potrebbe descrivere l’agroecologia come l’applicazione della teoria ecologica alla produzione agraria. In realtà, l’agroecologia è assai più di questo. La definizione attualmente più in voga di agroecologia la identifica al contempo come una disciplina scientifica, un insieme di pratiche agricole eco-compatibili e un movimento sociale per la sostenibilità e la sovranità alimentare dei popoli. Dal punto di vista scientifico, l’agroecologia studia le interazioni ecologiche tra i diversi organismi e componenti dell’agroecosistema (microrganismi, piante, animali, paesaggio, tecniche agricole) al fine di disegnare sistemi produttivi agricoli che si autoregolino e che prevedano il minimo ricorso possibile ad input esterni (ad es. concimi, prodotti fitosanitari, medicinali veterinari). Dal punto di vista delle pratiche, l’agroecologia promuove sistemi agricoli diversificati basati sull’applicazione dei concetti della biodiversità funzionale, cioè di quella parte della biodiversità in grado fornire servizi ecosistemici, compresa la produzione delle colture e degli allevamenti6. Ciò, ad esempio, prevede l’uso di rotazioni colturali ampie, di leguminose, compost e altre biomasse al posto dei concimi chimici e la modificazione dell’habitat al fine di attrarre i nemici naturali degli insetti dannosi, riducendo o eliminando l’uso di insetticidi. Dal punto di vista sociale, l’agroecologia sostiene l’agricoltura familiare, le filiere corte, l’uso delle risorse locali, lo scambio di conoscenze tra operatori, cittadini e scienziati, una giusta remunerazione per gli agricoltori e gli allevatori e la riconnessione tra città e campagna. In definitiva, l’approccio agroecologico, attraverso l’instaurazione di una complessa rete di relazioni ecologiche e sociali, punta all’ottenimento della sostenibilità tramite la diversità e la circolarità, ponendosi quindi esattamente all’opposto dell’agricoltura industriale, che è basata sulla semplificazione e sulla linearità7 . 

Il progresso recente dell’agroecologia 

La genesi dell’agroecologia dal punto di vista storico e geografico è ancora dibattuta, ma qui ci interessa soprattutto lo sviluppo recente di questo paradigma, che ha avuto una forte accelerazione negli ultimi 10 anni, grazie anche alla discesa in campo di importanti attori sul palcoscenico internazionale. L’inizio di questa dinamica si può far risalire al 2009, anno in cui viene pubblicato l’articolo di Wezel et al. che definisce l’agroecologia nelle sue tre componenti (scienza, pratica e movimento) illustrate nel paragrafo precedente, e che ha avuto un forte impatto sullo sviluppo dell’agroecologia in Europa. Il 20 dicembre 2010, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, Olivier de Schutter, relatore speciale per il diritto al cibo, citò espressamente l’agroecologia come modello di riferimento in grado di garantire il diritto al cibo per tutti i popoli al mondo e di porre le basi per uno sviluppo sostenibile e duraturo dei sistemi agro-alimentari planetari. Il contenuto del suo discorso e il consesso in cui lo fece ebbero un forte impatto che, quattro anni dopo, culminò nella decisione del governo francese (il primo in Europa) di puntare sull’approccio agroecologico per lo sviluppo del proprio sistema agro-alimentare. L’anno successivo fu quello dell’Expo a Milano, che è stato un importante crocevia per la promozione dell’agroecologia, in Italia e all’estero. Il 13 e 14 luglio 2015 l’Expo, sotto l’egida del Joint Research Centre della Commissione Europea con sede ad Ispra (VA), ospitò un importante convegno internazionale su agroecologia, intensificazione ecologica e sostenibilità dei sistemi agro-alimentari, durante il quale si posero le basi di importanti azioni concretizzatesi nel triennio successivo. 
Tra queste, merita ricordare: 
- la nascita del settore di agroecologia presso la FAO, che si occupa di promuovere questo paradigma tramite l’organizzazione di eventi, seminari, corsi e varie azioni di comunicazione a livello mondiale (www.fao. org/agroecology); 
- la nascita di Agroecology Europe (www.agroecologyeurope.org), associazione europea per la promozione.
Agroecologia Agroecologia dell’agroecologia nelle sue tre forme di scienza, pratica e movimento;
 - le collaborazioni sempre più strette tra associazioni di ricerca italiane che si occupano di agricoltura biologica (es. RIRAB e GRAB-It) per la promozione dell’approccio agroecologico; 
- la nascita, a fine dicembre 2018, dell’Associazione Italiana Di Agroecologia (AIDA), che si pone gli stessi obiettivi di Agroecology Europe in un contesto nazionale. 

Agroecologia e agricoltura biologica 

Qual è la relazione tra il paradigma agroecologico e i vari modelli produttivi proposti per migliorare la sostenibilità dei sistemi agro-alimentari? Nella Figura 1 è rappresentata la galassia agroecologica, ovvero i modelli produttivi che, in maniera più o meno esplicita, si riconducono all’approccio agroecologico. Non è questa la sede per una disamina approfondita di queste relazioni, anche perché un loro studio sistematico non è stato sinora ancora realizzato. Questo rappresenta un limite alla comunicazione degli obiettivi e delle azioni dell’agroecologia al di fuori della cerchia di accademici, ricercatori e addetti al settore, un limite che dovrà essere superato al più presto in modo da ampliare il consenso e facilitare la transizione agroecologica dei sistemi agro-alimentari. Tuttavia, tra i modelli produttivi riconducibili all’agroecologia ve n’è uno che emerge sia perché rappresenta un caso di successo, soprattutto in Italia, sia perché è oramai ben conosciuto alla maggior parte dei consumatori: l’agricoltura biologica. La relazione tra agricoltura biologica ed agroecologia è sempre stata molto stretta: i quattro principi fondanti dell’agricoltura biologica secondo IFOAM (salute, ecologia, equità e cura) sono anche importanti pilastri dell’agroecologia. Nel nostro Paese, poi, questa relazione è ancor più stretta che altrove e possiamo dire che il recente sviluppo dell’agricoltura biologica in Italia ha facilitato la diffusione dell’agroecologia a livello di pratica e movimento. Dal punto di vista scientifico le basi dell’agroecologia erano già state poste dal lavoro di Girolamo Azzi a Perugia circa un secolo fa e di Alfonso Draghetti a Modena nell’immediato secondo dopoguerra e, prima ancora di loro, da Pietro Cuppari a Pisa a metà dell’800. Tutti questi sforzi sono stati colpevolmente ignorati per decenni da un’accademia focalizzata sulla “rivoluzione verde” come unico modello scientifico da perseguire8. Al giorno d’oggi, il rinsaldarsi della relazione tra agricoltura biologica ed agroecologia, al momento più evidente in Europa che altrove, è considerata un’azione strategica: l’agricoltura biologica può aiutare l’agroecologia a diventare un paradigma vincente, mentre l’agroecologia può aiutare l’agricoltura biologica a mantenersi fedele al proprio spirito fondante9 , evitando di cadere preda delle sirene della “convenzionalizzazione”, ovvero della semplificazione eccessiva delle tecniche produttive e del mercato, rischio che è stato più volte evidenziato10 e che – paradossalmente – deriva proprio dal successo dell’agricoltura biologica. Sintetizzando, si può dire che la principale differenza tra agricoltura biologica ed agroecologia sta nel fatto che la prima è regolamentata da un sistema di norme ben codificato a livello internazionale, europeo e nazionale, mentre la seconda rappresenta una cornice di riferimento all’interno della quale non esistono regole ben precise perché le singole tecniche devono essere ottimizzate in ciascun contesto locale.