Coltivazioni idroponiche, a ridotto consumo d’acqua, in ambiente “indoor” permettono di riutilizzare spazi dismessi per attività produttive ad alto tasso di innovazione e a basso impatto ambientale. I vecchi capannoni diventano così orti e giardini del futuro, ideali per una produzione agricola all’insegna del risparmio energetico e dell’attenzione all’ambiente. Tutto grazie alla ricerca tecnologica condotta dall’Enea e dal mondo universitario e all’apporto di innovazione di alcune aziende.
“L’obiettivo – spiegano i promotori – è accelerare l’industrializzazione dei processi di vertical farming in Italia, favorire il recupero e la riqualificazione di spazi dismessi e promuovere lo sviluppo di attività produttive sostenibili, di qualità e ad alto valore nutraceutico. La presenza di un polo universitario di eccellenza nella ricerca agronomica e ingegneristica, di una consolidata tradizione agricola e industriale e di un sistema imprenditoriale dinamico e aperto all’innovazione rende il territorio della regione Veneto particolarmente adatto per l’avvio di attività sperimentali propedeutiche alla realizzazione del progetto, che potrà essere eventualmente replicato, in caso di esito positivo, a livello nazionale e internazionale”.
Le applicazioni pratiche e gli esempi già ci sono. Enea ha realizzato in collaborazione con la Idromeccanina Lucchini un modello di vertical farm mobile, denominato “BoxXland”, consistente in un impianto modulare high tech per la coltivazione in container di prodotti orticoli in verticale e fuori suolo a ciclo chiuso, senza l’uso di insetticidi, in ambienti illuminati con luce a led e con un software che ne gestisce irrigazione e condizionamento dell’aria. Il primo prototipo di vertical farm realizzato per Expo 2015 è stato esposto in numerose fiere nazionali e internazionali del settore agroalimentare ed è attualmente commercializzato in Italia e all’estero. Sempre Enea, in collaborazione con Gentilinidue e con i Dipartimenti di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente (DAFNAE) e Ingegneria dell’Informazione (DEI) dell’Università degli Studi di Padova, ha presentato nel 2016, nell’ambito del programma Horizon 2020 SME instruments – phase 1 dell’Unione Europea, il progetto “Vertical Farm 4.0” (impatto zero, km zero, scarti zero, emissioni zero) per il recupero di edifici industriali dismessi mediante la creazione di vertical farm, che ha ottenuto il “Seal of Excellence” da parte della Commissione Europea.
Un altro sistema innovativo di vertical farming in edifici dismessi, ribattezzato “Arkeofarm”, porta la firma di ENEA e Lucchini e consiste in un impianto per coltivazioni orticole intensive con sviluppo multipiano verticale, che impiega tecniche idroponiche avanzate in un ambiente chiuso e climatizzato, con illuminazione artificiale integrale a led, e che, in funzione della superficie coltivata, può essere ad alta o altissima automazione con sistemi automatici o robotizzati per tutte le operazioni, dalla semina, alla raccolta, al confezionamento.
Entrambi i tipi di vertical farm, sia quella in container sia quella in edifici, possono contribuire alla rigenerazione di beni mobili e immobili dismessi dando loro una nuova destinazione d’uso a fini produttivi, generando un importante indotto economico, stimolando la nascita di distretti agroalimentari avanzati anche nelle aree urbane e periurbane e creando preziose opportunità di diversificazione e di apertura di nuovi mercati.
Affinché queste soluzioni possano avere una diffusione su vasta scala, occorre però superare gli ostacoli economici derivanti dagli alti costi di investimento e di gestione per l’elevato grado di automazione delle linee produttive e i rilevanti consumi di energia e dalla qualità percepita dei prodotti, non sempre in linea con le esigenze del mercato. Qui entra in gioco Advance, spin-off dell’Università di Padova, che dispone delle competenze necessarie per selezionare i tipi di coltura, migliorare i processi produttivi e la qualità dei prodotti e per svolgere attività educative, di formazione professionale volte a migliorare la preparazione degli operatori e ad aumentare la consapevolezza dei produttori, dei consumatori e delle istituzioni sui benefici delle tecniche di coltivazione idroponica e di vertical farming.
Insieme al Parco Scientifico Tecnologico Galileo Advance può ottimizzare i processi produttivi al fine di aumentarne la sostenibilità economica e ambientale, analizzare le caratteristiche e le dinamiche dei settori di riferimento, individuare le filiere e le coltivazioni con il più alto grado di stabilità e di redditività e mettere a punto le strategie di marketing e comunicazione più adatte per rafforzare la competitività delle vertical farm e la loro capacità di penetrazione dei mercati.