Terreni agricoli meno produttivi del 25% se inquinati


Presentato dalla Fao il Global Assessment of Soil Pollution. In Europa l’80% dei suoli coltivati contiene residui di pesticidi

“La contaminazione del suolo incide sulla qualità dell’agricoltura generando una perdita di produttività compresa tra il 15% e il 25%. È uno dei dati rilevanti contenuti nel rapporto Fao sull’inquinamento dei terreni mondiali “Global Assessment of Soil Pollution”. Un danno che colpisce soprattutto le popolazioni più vulnerabili del pianeta che vivono per i quattro quinti nelle aree rurali e per il cibo dipendono direttamente dal suolo. 

L’inquinamento del terreno rappresenta una minaccia su più fronti per il pianeta.

Un suolo contaminato ha una capacità ridotta di fornire servizi ecosistemici e ostacola il raggiungimento di ben 15 dei 17 obiettivi  fissati dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

Inoltre un terreno contaminato contribuisce all’inquinamento delle acque dolci e marine (l’80% dell’inquinamento marino è causato da attività terrestri) mettendo a rischio l’accesso all’acqua potabile di una parte della popolazione. E limita la capacità di trattenere la CO2, togliendo un’arma importante alla lotta contro i cambiamenti climatici.

“Occorre dare una risposta coordinata per affrontare l’inquinamento del terreno e migliorare la salute del suolo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”, ha affermato il direttore generale della Fao QU Dongyu. “La protezione del suolo è della massima importanza per garantire il successo dei nostri sistemi agroalimentari futuri. La nostra società vuole cibi più nutrienti e sicuri, privi di contaminanti e agenti patogeni. Questo si riflette nel nostro lavoro su come trasformare i nostri sistemi agroalimentari per una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno”.

A minacciare la salute del suolo – oltre alle attività industriali, l’estrazione mineraria, il trattamento dei rifiuti, i trasporti – sono anche i pesticidi utilizzati nell’agricoltura intensiva. Tra il 2000 e il 2017, l’uso di pesticidi è aumentato del 75%. La conseguenza è che oggi l’80% dei suoli coltivati in Europa contiene residui di queste sostanze. Tra questi soprattutto il glifosato e i suoi derivati, ma anche fungicidi e ancora il ddt, seppur bandito da anni.  

Vanno poi aggiunti i fertilizzanti. Nel 2018 sono stati utilizzati complessivamente circa 109 milioni di tonnellate di fertilizzanti sintetici a base di azoto. In Europa la presenza di azoto raggiunge valori critici nel deflusso verso le acque di superficie nel 65-75% dei terreni agricoli. In pratica tre quarti dei suoli europei sono a rischio eutrofizzazione. 

 “Per fermare l’inquinamento del suolo in agricoltura si deve tagliare sull’utilizzo di prodotti chimici e affidarsi, tra le altre cose, a un’agroeconomia circolare, un consumo più sostenibile e alla rotazione delle colture”. Lo ha precisato Inger Andersen, segretario esecutivo dell’Unep, nel corso della presentazione del rapporto.

Oltre a pesticidi e fertilizzanti a inquinare il suolo ci sono altri contaminanti come l’arsenico, il rame, il cromo, il mercurio, il nichel, il piombo, lo zinco e il cadmio. Quest’ultimo è presente a livelli superiori alle soglie regolamentari nel 21% dei terreni agricoli europei. Dall’inizio del XXI secolo, la produzione annua mondiale di prodotti chimici industriali è raddoppiata arrivando a circa 2,3 miliardi di tonnellate e si prevede che aumenterà dell’85% entro il 2030.