Attacco all'agricoltura biologica: il caso dei finti fertilizzanti a base di "matrina"

di MONICA RUBINO, da La Repubblica del 22 luglio 2014
ROMA - "Naturale" non è sempre sinonimo di "sano" o di "sicuro". Anzi: dietro le parole "naturale" e "organico" possono nascondersi veri e propri veleni. Come nel caso della "matrina", sostanza sì di origine vegetale, ma altamente tossica per l'uomo, per l'ambiente e per gli animali, venduta come fertilizzante naturale agli agricoltori. Ed è bastata la semplice dicitura "organico" sull'etichetta a permettere a questa sostanza pericolosa di saltare una complessa rete di controlli. Una frode in piena regola che vede tra le sue vittime soprattutto l'agricoltura biologica, un settore strategico per l’agroalimentare italiano. 
Ad accendere i riflettori sulla truffa l'operazione "Mela Stregata" condotta, a seguito di una segnalazione di FederBio, da Icqrf (Ispettorato centro della tutela della qualità e repressione frodi agro-alimentari) e Guardia di Finanza, che ha portato di recente al sequestro di 65 tonnellate di prodotti spacciati per "fertilizzanti", destinati principalmente all'agricoltura biologica con la definizione di "naturale", ma in realtà contenenti matrina, sostanza non commercializzabile in Europa perché neurotossica quanto i più pericolosi e dannosi fitofarmaci quali i carbammati, i fosforganici e i cloro derivati come il Ddt. Le 65 tonnellate sequestrate fra Puglia e Sardegna, se immesse sul mercato, avrebbero fruttato 3,5 milioni di euro ai disonesti commercianti. 

I prodotti sequestrati (provenienti soprattutto dalla Cina e dall'India e stoccati dalla ditta Icas di Milano), sarebbero stati smerciati come corroboranti e fertilizzanti organici in molte regioni dell'Italia. "Non solo Puglia e Sardegna dove sono stati effettuati i sequestri - spiega Luciano Atzori, consigliere e segretario dell'Ordine nazionale dei biologi esperto in sicurezza degli alimenti e tutela della salute - non si tratta di un fatto isolato, quelle merci erano destinate a mezza Italia".
L'attività investigativa, cominciata già da alcuni mesi, aveva portato nel mese di giugno alla denuncia di un uomo sardo e al sequestro di oltre 10.000 chilogrammi di prodotti nocivi stoccati in un'azienda nella provincia di Cagliari. Recentemente le indagini si sono estese in Puglia dove, nel deposito di un importatore, sono stati sequestrati 30.500 litri e 25.000 chilogrammi di prodotti spacciati per "fertilizzanti", ma in realtà contenenti matrina. 
Nota anche con i termini matriniummatrinesvegard, la matrina è un alcaloide molto diffuso in Cina e India che si estrae dalle radici di una leguminosa, la Sophora Flavescens. "Costa poco e si ricava da una pianta molto comune - continua Atzori - ma è altamente tossica e infatti viene utilizzata in pochi Paesi orientali e anche lì classificata come pesticida, senza alcun potere concimante". Le proprietà fertilizzanti, dunque, sono del tutto inventate. 
In questo caso ad essere frodati sono gli agricoltori stessi, rassicurati dalla parola "naturale", "ma il fatto che si ricavi da una radice non significa che sia innocua, basta pensare ai funghi: sono naturali, questo sì, ma questo non li rende meno pericolosi. Ricordiamoci che i più grandi veleni sono ricavati proprio dai vegetali", aggiunge Atzori. "Sempre più persone si avvicinano ai prodotti bio e/o naturali senza però conoscerli davvero", osserva il biologo. "Anche gli agricoltori spesso, in quanto non adeguatamente formati, cadono nella trappola di avidi e poco onesti commercianti, i quali gli propinano prodotti naturali (cioè non di sintesi) che frequentemente hanno effetti nocivi per l'ambiente, per l'uomo e per gli animali". 
La matrina "è un composto fitofarmaco con specifici effetti fitoiatrici (ossia un'azione neurotossica), che inibisce l'attività della colinesterasi provocando la sindrome da avvelenamento con tremori, scordinamento dei movimenti, scarso equilibrio, disturbi intestinali e la morte per blocco della respirazione - mette in guardia Atzori - Oltre a questi sintomi acuti i composti neurotossici possono determinare fenomeni di bio-accumulo nei tessuti lipidici provocando nel tempo fenomeni di tossicità cronica".
Per ingannare gli agricoltori spesso i prodotti illegali a base di matrina vengono etichettati e immessi sul mercato, oltre che come fertilizzanti organici (con l'indicazione di "estratti di origine vegetale"), anche come preparazioni biodinamiche o come "corroboranti e/o potenziatori della resistenza delle piante", conclude Atzori, che possono essere introdotti sul mercato solo a tre condizioni: se il loro uso non provoca effetti nocivi sulla salute umana, di animali e sull'ambiente; se iscritti nella lista di corroboranti redatta e periodicamente aggiornata dal ministero delle Politiche Agricole; e infine se nell'etichetta sono riportate tutte le informazioni, dalla composizione allo stabilimento di produzione alla destinazione d'uso".
Ma come difendersi da frodi come questa? "Purtroppo il consumatore finale non può fare niente, bisognerebbe invece agire in maniera capillare sugli agricoltori, spesso poco informati e formati direttamente da chi vende loro i prodotti - spiega Atzori - e scardinare l'idea che 'naturale' sia automaticamente innocuo o salutare". 
Proprio su quest'ultimo aspetto si sono mossi i consumatori statunitensi: la Consumer Reports americana ha infatti avviato una petizione online per eliminare il termine "organic" (cioè naturale) dalle etichette dei prodotti alimentari perché considerato fuorviante. Nonostante la 'matrina', rassicura Atzori, l'Italia è uno degli stati Ue con minor presenza di residui tossici nei prodotti orto-frutticoli. Nel 2014 sono state effettuate analisi su circa 79mila campioni da 647 diversi tipi di alimenti e oltre il 97% ha evidenziato il rispetto dei limiti di legge dei residui. Merito del diffondersi dell'agricoltura biologica, del rispetto da parte delle aziende agricole delle procedure imposte dalla normativa vigente e dell'intensa attività degli organi preposti al controllo.
FederBio, la principale associazione italiana che riunisce i produttori biologici e biodinamici, dal 2013 ha attivato un gruppo di lavoro specifico per i mezzi tecnici ammessi nel biologico e ha fra i propri soci Ibna Italia-Assometab (associazione di imprese che producono prodotti per la difesa, coadiuvanti, fertilizzanti e corroboranti utilizzabili in agricoltura biologica). E ha avuto un ruolo attivo nel dare avvio all’operazione "Mela Stregata", come spiega il presidente Paolo Carnemolla: "Le indagini coordinate dalla Procura di Cagliari hanno preso avvio dal coordinamento attuato con l’ufficio di Cagliari dell'Icqrf al quale FederBio ha fornito il carteggio avviato già a luglio 2013 con i ministeri delle Politiche agricole e della Salute su questi prodotti, al tempo venduti come preparati biodinamici, e tutto il materiale raccolto dalla propria organizzazione territoriale". 
Già un anno fa infatti l'associazione aveva diramato un'allerta anche a tutti gli organismi di certificazione associati e alle organizzazioni dei produttori socie di Upbio, l’Unione nazionale dei produttori biologici e biodinamici, affinché si evitasse l’impiego di questi preparati e fosse impedita la certificazione dei prodotti eventualmente trattati. "L’allerta è stata poi reiterata anche a inizio 2014, nonostante le minacce di querela e i tentativi di contatto da parte della ditta Icas e la trasformazione delle etichette dei prodotti, diventati fertilizzanti - continua Carnemolla - Da segnalare tuttavia che l’impiego di questi prodotti ha riguardato massicciamente anche l'agricoltura cosiddetta 'integrata', nelle quali non c’è un sistema di certificazione come quello del biologico in grado di monitorare l’effettivo impiego di questi prodotti". 
Senza l'azione congiunta dell'Icqrf Sardegna e della GdF oggi in Italia molti agricoltori avrebbero adoperato la matrina causando gravi danni alla salute di tanta gente e compromettendo la fiducia nel biologico: stando a una ricerca dell'Università di Newcastle, pubblicata sul British Journal of Nutrition, l'orto-frutta e i cereali coltivati biologici contengono circa il 17% in più di antiossidanti (e in alcuni prodotti il 69% in più di flavanoni) rispetto agli stessi prodotti da agricoltura tradizionale.