La plastica e il lago di Garda. La catena alimentare rispedisce i rifiuti al mittente

I nostri rifiuti rispediti al mittente attraverso la catena alimentare. La foto mostra un vermicello parente del lombrico che vive fra i sedimenti, nome scientifico Lumbricus variegates, e le frecce indicano particelle di plastica nel suo tubo digerente. Le ha inghiottite in laboratorio, ok, ma dopo che i ricercatori hanno trovato grande abbondanza di analoghi microframmenti in uno degli ambienti in cui esso vive: i sedimenti delle spiagge lungo il lago di Garda. Lì le particelle di plastica hanno un’ abbondanza analoga a quella che si riscontra negli oceani. Il vermicello è molto piccolo (il trattino bianco in basso a destra equivale a mezzo millimetro e mostra la scala della foto), e piccoli o piccolissimi sono anche gli altri esseri viventi che abitano il Garda e che, hanno dimostrato i ricercatori, in laboratorio inghiottono i pezzettini di plastica così abbondanti nei sedimenti: pulci d’acqua, lumachine d’acqua eccetera. Portano la plastica all’interno dell’animale che li catturerà e li mangerà.
Al vertice della catena alimentare c’è il sommo predatore planetario, l’uomo, che considera bocconi squisiti i pesci tipici del Garda: anguille, trote, coregoni… Dopo il “continua” i dettagli della ricerca sulla plastica nel lago. Molto si sa sull’accumulo di plastica negli oceani, poco o nulla però sulla plastica nelle acque dolci. I ricercatori hanno scelto come esempio il lago di Garda, che costituisce una affollata meta turistica ma che in parte si insinua entro remoti angoli delle Alpi. I risultati sono stati pubblicati ieri sulla rivista scientifica Current Biology. Attenzione: non stiamo parlando di grandi pezzi di plastica – le borse per la spesa, le bottiglie dell’acqua… – che si vedono e, volendo, si possono raccogliere. Qui si tratta dei minutissimi frammenti in cui i rifiuti si degradano con il passare del tempo a causa anche dell’azione del sole e delle onde. I frammenti non si vedono, non si possono raccogliere (non con le tecnologie attuali, almeno) ma esistono: si contano a centinaia in un metro quadrato. Le particelle di plastica sono abbondanti soprattutto sulla spiaggia a Nord del lago di Garda scelta come luogo di campionamento dai ricercatori insieme ad un altra situata a Sud del lago: ci si aspetterebbe istintivamente il contrario, ci si aspetterebbe di trovare più plastica sulle rive meridionali affacciate alla pianura, ma l’apparente anomalia è spiegata dai venti dominanti che spirano in direzione Nord. Sulla spiaggia-campione a Nord del lago, la frequenza di microframmenti di plastica è appunto paragonabile a quella che si incontra nei sedimenti oceanici. Si sa che la plastica è entrata nella catena alimentare degli oceani; i ricercatori hanno dimostrato che con ogni probabilità lo stesso avviene con la catena alimentare del lago di Garda. L’appendice della ricerca dedicata a questo aspetto dimostra appunto che vari invertebrati d’acqua dolce presenti lungo il lago di Garda, in laboratorio, inghiottono particelle di plastica analoghe a quelle che si trovano nei sedimenti della spiaggia. E’ verosimile che lo facciano anche in natura. E la natura, appunto, tramite la catena alimentare rispedisce al mittente le nostre schifezze.