Slow Food: non esiste sicurezza alimentare senza agroecologia. L’Ue non ceda alle lobby

Il 23 marzo, la Commissione europea ha diffuso la sua comunicazione sulla “Salvaguardia della sicurezza alimentare e potenziamento della resilienza dei sistemi alimentari“. Un documento che rappresenta la risposta della Commissione all’aumento dei prezzi del cibo  e alle interruzioni lungo la filiera, in parte dovute alla guerra in Ucraina.

Naturalmente, non possiamo che sostenere le misure di emergenza messe in atto a supporto delle popolazioni in difficoltà, ma dobbiamo evidenziare come alcuni passaggi del documento sembrano allontanarsi dalla volontà di applicare il Green Deal, e quelle misure indispensabili a garantire la sicurezza alimentare sul lungo termine.

«È rassicurante leggere che la Commissione ricordi la necessità di un “riorientamento fondamentale dell’agricoltura e dei sistemi alimentari dell’Ue verso la sostenibilità”. Eppure, è una rassicurazione debole perché contraddetta dalla deroga alle misure di greening per portare nuovi terreni in produzione. La Commissione non dovrebbe cedere a interessi di parte e a narrazioni produttiviste, da tempo smantellate dalla scienza. I nostri decisori politici mostrino il coraggio di perseguire l’unica soluzione che garantirà la sicurezza alimentare ora e in futuro: orientare i nostri sistemi alimentari verso l’agroecologia», commenta Marta Messa, direttrice di Slow Food Europa.

Una risposta importante all’insicurezza alimentare oltre i confini Ue

Il documento emanato dalla Commissione ben spiega come non sia l’Europa a correre il rischio maggiore di  insicurezza alimentare, ma l’Ucraina e altri Paesi dell’Africa, del Medio Oriente e dei Balcani occidentali. E per questo propone un piano di aiuti alimentari e assistenza umanitaria all’Ucraina e «sostegno macroeconomico ai Paesi a basso reddito con deficit alimentare», che naturalmente sosteniamo affinché il cibo e la fame non diventino un’arma che amplifica i già terribili danni causati dalla guerra.

Sistemi alimentari sostenibili sono l’unico modo per garantire la sicurezza alimentare

È rassicurante inoltre constatare che la Commissione abbia ben chiaro che se le misure di sostegno di emergenza a breve termine sono importanti, «esse non sostituiscono l’importanza di orientare il settore alimentare nel lungo periodo verso la sostenibilità e la resilienza». In particolare, accogliamo con favore l’invito rivolto agli Stati membri a fornire sostegno all’agroecologia come un tipo di «innovazione […] che porti a progressi a lungo termine nella produttività per realizzare la transizione ecologica».

La Commissione ricorda inoltre la necessità di passare a «diete a prevalenza vegetale», fondamentale per riequilibrare il nostro sistema alimentare e affrontare il cambiamento climatico, puntando sulla drastica riduzione della produzione industriale e del consumo di prodotti animali derivanti da sistemi di produzione intensiva, inquinante e che non rispetta gli animali.

La Commissione fa marcia indietro sulle misure ecologiche, mettendo a rischio la sicurezza alimentare   

Tuttavia, sono diverse le dichiarazioni che ci preoccupano. La Commissione mira chiaramente ad aumentare la produzione agricola sia per il cibo sia per i mangimi, contraddicendo la dichiarazione iniziale sull’assenza di rischio di scarsità di cibo in Europa. Ancor più preoccupanti sono le deroghe agli obblighi ecologici per gli Stati membri e il permesso di mettere a coltura terreni originariamente destinati alle Ecological Focus Areas, per le quali l’uso di pesticidi tossici non è chiaramente escluso nonostante l’obiettivo di riduzione del 50% prevista dalla strategia Farm to Fork. Inoltre, come se la proposta di ridurre la protezione delle Ecological Focus Areas non fosse sufficiente, la Commissione ne concede l’utilizzo per coltivare mangimi, in netto contrasto con la necessità dichiarata dalla Commissione stessa di favorire diete a base vegetale. Ricordiamo che in Europa il 60% dei terreni coltivati è dedicato alla produzione di mangimi.

È davvero assurdo oggi pensare di destinare altri terreni alla produzione industriale di mangimi, invece che di cibo per le persone: qualsiasi conversione dei terreni incolti, cruciali per la rigenerazione del suolo, anche se temporanea, porterà conseguenze che non potranno essere smaltite se non nel lunghissimo periodo.

Stop a Ogm vecchi e nuovi

Ma non è tutto. La Commissione esorta gli Stati membri a «rivedere i loro piani della Pac, se necessario, per garantire la resilienza del sistema alimentare», permettendo la sospensione delle azioni volte a raggiungere la sostenibilità in nome della sicurezza a breve termine. La menzione delle nuove tecniche genomiche e il focus sull’agricoltura di precisione come modi per assicurare sistemi alimentari sostenibili è un altro chiaro segno di come la Commissione continui a cercare scorciatoie invece di puntare a una vera trasformazione del nostro sistema alimentare.  

Inoltre, la Commissione sta pianificando un pacchetto di supporto di 500 milioni di euro per sostenere gli agricoltori più colpiti. Sebbene dichiari che «gli agricoltori impegnati in pratiche sostenibili dovrebbero avere la priorità», il timore che tali fondi saranno distribuiti senza la condizionalità a pratiche agroecologiche, è più che fondato. 

I decisori europei ascoltino i cittadini europei piuttosto che l’industria

L’industria agroalimentare ha sferrato ripetuti attacchi alla strategia Farm to Fork, attacchi diventati ancora più violenti dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, spingendo per ritardare o addirittura abbandonare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili basati su pratiche agroecologiche. Questo non farà che indebolire la resilienza del nostro sistema alimentare per affrontare gli shock, compresi quelli legati alla crisi climatica.     

Abbiamo visto che le tattiche delle lobby industriali hanno convinto con successo la Commissione a ritardare la revisione della Direttiva sull’Uso sostenibile dei pesticidi (Sud) piuttosto che rafforzarla, come invece richiesto da oltre settantaorganizzazioni.  E non possiamo dimenticare che 1,2 milioni di cittadini europei hanno sottoscritto la petizione europea “Salviamo le api e gli agricoltori” chiedendo la graduale eliminazione dell’uso di pesticidi sintetici entro il 2035, attivando il supporto necessario agli agricoltori nella fase di transizione. 

Esortiamo i decisori a prendere una posizione forte per difendere la transizione verso sistemi alimentari sostenibili. Chiediamo ai membri del Parlamento europeo che voteranno una risoluzione sulla sicurezza alimentare oggi giovedì 24 marzo di sostenere la tanto necessaria ambizione del Green Deal. Inoltre, chiediamo agli Stati membri di non annacquare ulteriormente i loro piani strategici nazionali della Pac. 

(fonte SLow Food)